TWO STAGES COMPETITION FOR RENEWAL OF AN OPEN SPACE IN THE PLACE OF A FORMER CINEMA _3nd prize
urban renewal | garden | landscape | natural stone | corten |
Servola Trieste
2004
Servola, rappresenta uno dei più tipici villaggi della vecchia Trieste, da sempre amata dai triestini per il suo ambiente agreste, per le sue casette con ameni pergolati, per le sue trattorie accoglienti, per il suo mare e per il suo pane fresco le pancogole o breschizze. Sito su di un colle, offre ancora oggi da alcuni punti una delle più belle prospettive dei dintorni della città di Trieste. La collina su cui sorge unisce le sue falde a due opposte catene di monti, una che si dilunga nel vallone di Muggia, l'altra un po' più elevato che va a congiungersi con le aride giogaie del Carso. In mezzo e di fronte al paese si insinua il mare.
Nel rione prevale un'architettura rustica tipica per gli inizi dell'ottocento sviluppata intorno a silenziosi cortili; le facciate hanno spesso un colore marrone-giallastro, risultante dalla ossidazione del ferro contenuto nella pietra locale molto usata per tutti gli elementi di finitura degli edifici.
Inserire una trama vegetale nel fitto tessuto urbano dell’abitato di Servola può significare creare una continuità, per lo meno “evocativa”, con il caratteristico e vasto paesaggio naturale circostante, trascinando un lembo della natura di questi luoghi sospesi tra terra e mare dentro al centro cittadino.
Per dimensioni e contesto, l’area verde è stata pensata come ad una sorta di parco-cortile, cioè ad uno spazio verde che ha la dimensione sociale di un cortile, luogo privilegiato di aggregazione di quartiere, come forse era l’ex cinema che vi sorgeva.
Il progetto sostanzialmente conferma l’attuale suddivisione dell’area in tre spazi comunicanti fra loro, caratterizzandoli come cortili differenti per tipologia di fruizione e peculiarità vegetazionali. La struttura a cortili è rafforzata da un elemento continuo, una sorta di pergola stilizzata più o meno trasparente che contiene alcune parti attrezzate (chiosco bar, servizi igienici, aula multiuso, laboratorio didattico, forno), e i percorsi che collegano gli spazi.
Tale elemento disegna una sorta di sentiero coperto che, collegando le diverse quote del terreno, attraversa il parco e lo aggancia agli altri spazi di aggregazione del paese, ponendo in sequenza i numerosi cortili interni, le piccole strade e le piazzette che connessi tra loro disegnano uno spazio pubblico poroso tra le case densamente edificate. In questo modo, il parco, pur trovandosi chiuso e circondato dalle case proprio come un cortile interno, si apre verso l’abitato. In tal senso il progetto suggerisce, ove possibile, l’apertura di nuove finestre e ingressi alle case affacciate verso parco, proprio come se fosse una piazza.
Nella definizione delle caratteristiche dei diversi ambiti del parco si è pensato non solo al raggiungimento di canoni estetici ed ornamentali, ma anche alla strutturazione di spazi sani e protetti, didattici e ludici, utili anche a potenziare l’apprendimento degli elementi naturali. Uno spazio divertente e complesso per svolgere diverse attività all’aria aperta che consentano ad esempio lo sviluppo sensoriale, l’apprendimento e la conoscenza di un ambiente naturale e di elementi tipici dei micropaesaggi limitrofi.
L’ambito definito “giardino di pietra”, è uno spazio alberato pavimentato con pietra locale a spacco con inserite alcune piante arbustive che segna l’ingresso principale e si pone in continuità con le aree pavimentate esterne al parco. Vi si affaccia un tratto di pergola attrezzata ad uso chiosco – bar che suggerisce un uso più urbano dello spazio.
L’ambito definito “orto-giardino” è una sorta di chiostro verde delimitato dalla pergola e dal volume della torre scenica dell’ex cinema, nel progetto conservato e interpretato come spazio ludico per i bambini. Al di sotto della pergola sono stati ricavati nel muro di sassi esistente due forni, che potrebbero essere utilizzati per fare il pane in occasione di una festa dedicata al famoso del pane di Servola.
L’ambito definito “giardino carsico”, disegnato da muri di sassi e vegetazione arborea frugale e poco esigente che ripropone l’ambiente spontaneo tipico dei boschetti collinari. Lo spazio è suddiviso in due luoghi: uno dedicato alla natura e alla tranquillità e uno dedicato alle attività organizzate di quartiere (area delle feste e orto didattico per i bambini della scuola).
I materiali utilizzati per disegnare il parco sono in parte stati suggeriti da alcuni elementi presenti nell’area, affascinanti resti dell’uso di questo spazio.
In particolare il volume che ospitava la scena dell’ex cinema c’è subito apparso come una presenza singolare, una scatola che contiene una suggestiva cavità colorata data dai diversi frammenti di muri sbiaditi che quasi sembrano acquarellati e da resti di tralicci metallici. Il progetto conserva e trasforma questa presenza in una sorta di volume verde rivestito da piante rampicanti aggrappate ad una struttura metallica che disegna astratte forme vegetali sui muri esterni e una tenda vegetale sul bocca scena. All’interno lo spazio è allestito come una cavità ludica per il gioco dei bambini mentre nella copertura viene ricavata una terrazza panoramica che recupera la vista verso il mare.
La forte presenza di alti muri ciechi che delimitano il parco ha suggerito un trattamento a verde dei muri perimetrali, per cercare di eliminare la sensazione di essere in uno spazio ritagliato tra le case e chiuso da confini. Le pareti sono state trasformate in muri fioriti per dare la sensazione che il parco stesso si pieghi in verticale lungo i suoi muri, allontanando i limiti.
Gli elementi di arredo del parco non sono stati aggiunti come corpi estranei ma sono stati integrati e contenuti nel disegno generale del parco. Le sedute sono state ricavate nei muri di pietra che disegnano alcuni ambiti del parco, mentre l’illuminazione principale è contenuta nella struttura metallica traforata al fine di illuminare il percorso principale e lasciare maggiormente in ombra le zone più naturali del parco.
La scelta di richiamare gli odori e le forme del territorio limitrofo porta ad inserire alcune specie tipiche dell’ambiente carsico e costiero triestino, autoctone, formazioni vegetali frugali e resistenti nei confronti di esigenze climatiche e che danno al parco un aspetto spontaneo .
L’impiego di queste specie arboree ed arbustive che col tempo instaurano dinamismi ambientali spontanei, consentono la riduzione dei costi di manutenzione del parco; ad esempio l’approvvigionamento idrico sostanzialmente è dato dalle precipitazioni meteoriche stagionali. Tale impostazione tiene conto anche dei criteri di sostenibilità ambientale poiché, accettando le forme stagionali che la natura assume nei diversi periodi dell’anno, significa un minor uso di risorse ambientali ed economiche,
Creare uno spazio circoscritto naturale (il parco) ubicato vicino a casa (il cortile), collegato a sentieri didattici o ad ambiti extraurbani facilmente visitabili appena fuori dalla città consente altresì di far conoscere le dinamiche ambientali e far familiarizzare con la natura e il territorio.