RENOVATION OF A FIFTIES HOUSE
wood | X-lam | renovation | residential | reuse | single home | bricks | stairs | interior design | details | custom furniture
Casale sul Sile (Treviso)
2020-2023
with ing. S. Borsoi (plants and structures)
Il progetto riguarda la porzione centrale di un edificio a cortina di tre abitazioni, risalente agli anni Venti, costruito per gli operai della limitrofa fornace. Collocato in un contesto tipico di edilizia diffusa e ampliato negli anni ’70, il fabbricato si distingue solo per il materiale del nucleo originale: il laterizio lavorato a mano, prodotto dalla fornace che fornì i mattoni per ricostruire il campanile di S.Marco.
Il progetto di ristrutturazione si pone in continuità compositiva e coerenza stilistica con la porzione adiacente ristrutturata nel 2005 da Arbau, portando a vista i mattoni della facciata e ricomponendo l'unitarietà del fabbricato originale.
Il progetto è un esperimento di riuso e ampliamento basato sull’utilizzo di pannelli X- Lam e rappresenta il prototipo di un metodo di trasformazione di un patrimonio edilizio inadeguato, un modo per fare architettura nel costruito.
Il processo si basa su due azioni principali:
1 - svuotamento del volume esistente di strutture orizzontali e tramezze, riportando a vista l’involucro perimetrale e portante in mattoni;
2 - inserimento di pannelli X-Lam, utilizzati per le nuove strutture verticali ed orizzontali, che risultano così “infilate” nella preesistenza.
Questo processo di prefabbricazione leggera ha permesso di adeguare le misure degli spazi interni e di ampliarli in altezza attraverso un’ “iniezione di architettura”.
La costruzione in X-lam ha permesso di disegnare spazi di forma complessa, pensati sia nella loro configurazione interna che in raccordo con le unità limitrofe. L’andamento della copertura a nord è stato modificato per guadagnare l'altezza necessaria a un soppalco, illuminato da un abbaino aperto nella falda sud. La nuova sezione migliora l'illuminazione naturale del primo piano, altrimenti aperto solo verso uno spazio costretto tra edifici limitrofi. In generale gli innesti in legno (copertura, abbaino, bowindows) articolano lo spazio in contrasto con la forma dell’involucro portante in mattoni.
Dall’esterno l’intervento è duplice: sul fronte d’accesso la facciata è ricomposta da un intervento di ricucitura; sul fronte opposto vi è una trasformazione integrale dell’involucro, che dà forma ad un nuovo volume sfaccettato, in cui la facciata inclinata funge anche da copertura dell'edificio. Essa è rivestita in lamiera metallica aggraffata
a protezione dagli agenti atmosferici e dall’irraggiamento solare.
I materiali strutturali utilizzati sono naturali, legno, acciaio e mattoni, combinati attraverso un montaggio in cui ognuno è usato in modo semplice ed unitario, esaltandolo nelle sue proprietà costruttive e materiche: l’acciaio per la possibilità di avere spessori minimi e per realizzare i nodi costruttivi; i pannelli di legno per solai, falde e setti continui, riducendo al minimo i nodi costruttivi, il mattone per i muri portanti di memoria storica. Tutti i materiali strutturali sono lasciati a vista.
La combinazione del legno con i materiali esistenti recuperati risulta suggestiva; il nuovo innestato nel vecchio dà luogo ad una casa che rispecchia il principio di circolarità nel riuso edilizio, senza rinunciare ad uno spazio contemporaneo, energeticamente e tecnicamente efficiente.
Photographer: Orazio Pugliese
TWO STAGES COMPETITION FOR THE REGENERATION OF LIGNANO PINETA SEAFRONT_First prize
urban renewal | seafront | urbanism | landscape | master plan | sustainability | sustainable urban drainage systems | sponge city
Lignano Pineta (Udine)
2023
with arch. Paolo Piccinin, arch. Carlotta Ridolfo, landscape designer Camilla Zanarotti
collaborator: arch. Giulia Vaccari
Visione urbana
Nel piano urbano di Marcello d’Olivo l’urbanizzazione e la viabilità, organizzati secondo la caratteristica forma a chiocciola, formano un sistema insediativo immerso nella pineta; il lungomare ha un andamento sinuoso con un percorso lento e naturale, in accordo con l’insediamento e con lo sbocco al mare del treno. Gli interventi che si sono susseguiti hanno alterato il rapporto con il mare e rettificato il lungomare, ma la forza insediativa della forma a chiocciola si è mantenuta. Se è impossibile riprendere il progetto originario nelle forme, è possibile farlo nei principi.
Il progetto nasce così da un'immagine alla grande scala della Lignano Pineta futura, in cui sistema della mobilità, sosta, accessibilità e programma si integrano in un’immagine architettonica e paesaggistica, che si coniuga con le soluzioni tecniche. Il lungomare, la sua intersezione con piazza Marcello d’Olivo e il rapporto con il treno vengono riscritti, operando a diverse scale. Alla grande scala la scelta più significativa è il completamento della pineta lungo il fronte mare con una doppia cucitura: in senso parallelo alla spiaggia e in senso trasversale, dando uno sbocco naturalistico alla passeggiata del treno e al sistema delle piazzette interne.
Il lungomare
Prioritaria è la ridefinizione del lungomare da arteria viabilistica a connessione morbida, basata sulla mobilità lenta. La parte pavimentata è ridotta e la vegetazione aumentata; il bordo a terrapieno interno della passeggiata rialzata viene articolato con vegetazione per favorire anche l’affaccio verso la pineta. La mobilità carraia, limitata ad un’unica corsia, è ridotta al solo accesso agli stalli di sosta e ai mezzi di trasporto pubblici. Si sviluppa su tre fasce di percorrenza: la viabilità, il percorso ciclopedonale e il percorso sopraelevato esistente, di cui si propone una riqualificazione.
Piazza Marcello d’Olivo
Per piazza Marcello d’Olivo si propone un completo cambiamento di segno rispetto all’uniformità attuale: una piazza alberata ombreggiata e una duplice testata verso il mare, da un lato uno spazio che scende fino alla spiaggia, dall’altro un giardino-belvedere, che si alza ed offre una vista panoramica. Il progetto suddivide l'area di Piazza Marcello d'Olivo in tre spazi pubblici: la Piazza alberata, il Palcoscenico del mare, la Duna-belvedere, a cui corrispondono diversi modi di fruire lo spazio pubblico:
La Piazza alberata si pone in antitesi allo stato di fatto, caratterizzato da una superficie asfaltata il cui soleggiamento ne inibisce l’utilizzo diurno estivo, e da indifferenziazione spaziale. Al loro posto una grande superficie alberata, luogo per eccellenza dell’interazione pedonale, dove si può passeggiare, svolgere attività fisica all’aperto, ma che può anche ospitare padiglioni temporanei e chioschi, piccoli spettacoli all’aperto, ecc.: uno spazio pensato per funzionare tutto l’anno. I cambi di pavimentazione e di quota determinano la percezione di entrare in uno spazio destinato prioritariamente ai pedoni: un enorme spazio condiviso, in cui le varie forme di mobilità possono essere gestite diversamente nel tempo. Viene ripresa la pavimentazione di porfido del portico del treno, con una graduazione progressiva del colore, dal rosso grigio fino ad una tinta che si avvicina al colore della sabbia nella parte verso il mare,.
Gli altri due ambiti riconquistano l’affaccio al mare, ora precluso, con uno sdoppiamento: il primo scende lievemente verso la spiaggia e ne disegna l’accesso principale, il secondo si alza e diventa un belvedere:
Il Palcoscenico del mare è uno spazio pubblico evocativo e specificamente marino, la cui principale prerogativa è lo sguardo verso il mare cui si affaccia, favorito dai gradoni sui cui sedersi. Dal basamento fuoriescono nebulizzazioni, con il duplice effetto di refrigerare e di creare uno spettacolo visivo; di notte la pavimentazione fotoluminescente fa apparire un’immagine luminosa, invisibile di giorno. Si tratta di uno spazio percettivo e sensoriale, in tal senso può diventare lo spazio-simbolo di Lignano Pineta.
La Duna belvedere presenta un fronte verso il mare, modellato con un profilo incavato a forma di onda, che forma una lunga seduta ombreggiata verso la spiaggia; il versante opposto, inclinato a scendere verso il centro urbano ospita uno spazio polivalente per attività sportive, ricreative e spettacoli, capace di ospitare il palco che ogni estate viene allestito.
Entrambi si collegano alle testate, ora interrotte, delle due aste parallele alla spiaggia che ospitano la passeggiata rialzata, lungo cui proponiamo degli interventi-tipo, e permettono di salirvi agevolmente, realizzando così una continuità di percorso.
Tutti e tre gli spazi pubblici offrono un modo articolato dello “stare al mare” e permettono di mantenere il contatto visivo con il mare stesso e aumentano le possibilità e la durata della permanenza all’aria aperta.
Verde urbano
La scelta della vegetazione diventa il tramite per collegare il centro urbano al mare. Gli elementi vegetali selezionati vogliono ricreare lo stato da secoli presente in natura: la pineta alle spalle delle dune costiere e la vegetazione di graminacee propria di dune e canneti del litorale. Sono state individuate alcune situazioni spaziali, cui corrispondono specifiche piantumazioni:
Nella piazza alberata e della duna-belvedere si utilizza, in continuità con la pineta adiacente, il Pinus halepensis, nativo della zona mediterranea, alla cui base realizzare dei ‘cuscini’ di Pittosporum tobira nanun.
La pavimentazione in cubetti di porfido posati su sabbia consente il corretto sviluppo degli apparati radicali dei pini che necessitano di ossigeno, evitando così la loro risalita in superficie.
Nelle aree di bioritenzione vegetata è previsto l’utilizzo di graminacee quali Panicum sp e Pennisetum sp, così come nei terrapieni lungo sul percorso sopraelevato, che consente di ottenere un effetto che richiama i canneti del litorale, con i vantaggi di ridotta manutenzione.
Sostenibilità
Depavimentazione con drastico aumento della permeabilità del suolo, rinaturalizzazione attraverso la piantumazione di alberi, arbusti e piante basse tipici della macchia mediterranea, riduzione significativa e rallentamento del transito automobilistico, accanto ad una potenziamento del trasporto pubblico e della mobilità lenta, sono le principali scelte volte a rendere sostenibile l’intervento, che propone esclusivamente opere sulle superfici, senza collocare nuovi volumi. Si pensa più a togliere, che ad aggiungere, e ad utilizzare pochi materiali, per lo più naturali: legno e pietra naturale per le pavimentazioni, materiali drenanti per la mobilità e le aree gioco, terra battuta e sabbia per le aree alberate.
Sono state individuate lungo tutto il lungomare e ai bordi della piazza delle aree di bioritenzione vegetata, che permettono di costruire un sistema di drenaggio urbano sostenibile (SUDS) e che svolgono anche una funzione paesaggistica, separando traffico veicolare e mobilità lenta, garantendo la continuità della vegetazione in tutto il lungomare e con la pineta, favorendo la biodiversità e migliorando il microclima.
TWO STAGE COMPETITION FOR A PRIMARY SCHOOL IN CINTO CAOMAGGIORE_Second prize
#futura | #scuole innovative | school | sustaibility | learning space | flexibility | colours
Cinto Caomaggiore (Venezia)
2022
with arch. E. Ghedin, arch. C. Ridolfo
collaborators: A. Amadio
Il progetto si basa sulla reinterpretazione della forma degli spazi didattici e della loro articolazione spaziale, elaborata a partire dalle Linee Guida di Futura e si sviluppa a partire da questi punti:
scomposizione degli spazi della scuola in parti principali e loro ridefinizione in base ad una didattica rinnovata: spazi del gruppo-classe, spazi condivisi tra gruppi-classe, spazi collettivi;
ridisegno della forma e dell'offerta funzionale dell'aula, che diventa spazio di gruppo e che presenta estensioni all’aperto e verso gli spazi di relazione;
aggregazione degli spazi di gruppo attraverso l’interposizione di uno spazio condiviso;
autonomia formale e d’uso degli spazi collettivi, con possibilità di uso condiviso con la comunità;
importanza dello spazio di distribuzione, che diventa spazio fluido;
integrazione fra spazi della scuola e tra interno ed esterno;
importanza del disegno dello spazio esterno come spazio didattico e di relazione.
L’edificio è pensato come una piccola città, in cui si passa da spazi individuali ad ambiti di identità di gruppo a luoghi condivisi tra più gruppi-classe ad ambienti che accolgono tutta la scuola o aperti alla comunità.
La scuola è formata da un corpo esistente ad un piano, contenente mensa e spazio polifunzionale, e da un nuovo volume a due piani, in cui si collocano tutti gli altri spazi didattici, unificati da un atrio porticato. Il nuovo complesso assume una forma a “Z”, che articola lo spazio aperto in due ambiti: una corte di accesso e un giardino su cui si affaccia tutta la scuola. Un doppio portico, rivolto ad entrambi, è lo spazio accogliente che immette nell’atrio di snodo, dove possono svolgersi attività di vario genere: incontri, esposizioni, assemblee, ricreazione.
La forma e la relazione tra spazi sono ripensati con l’obiettivo di realizzare una scuola innovativa, che risponda agli attuali cambiamenti didattici. La forma ad arco e trapezoidale degli spazi di gruppo rompe l’assetto scatolare delle aule tradizionali e stimola anche attività diverse dalle lezioni frontali (lavori di gruppo, presentazioni, discussioni, attività creative, ecc.). Spazi di gruppo adiacenti condividono una parete attrezzata. A piano terra si aprono su un giardino privato, al primo piano su uno spazio terrazzato, per attività didattiche all’aperto.
Nel concept del progetto ogni spazio di gruppo, grazie alla flessibilità con cui è pensato, può diventare anche spazio di esplorazione. Due di questi, posti all’estremità dell’edificio a piano terra, possono essere unificati, tramite pareti mobili, in un unico spazio polifunzionale, la cui collocazione è stata scelta in modo da garantire un accesso indipendente. Gli spazi condivisi sono ambiti intermedi cui fanno riferimento coppie di aule per attività di accoglienza, inclusione, di didattica individualizzata, per piccoli gruppi, ecc., attrezzati con arredi informali. Gli spazi di relazione e il connettivosono unificati e formano uno spazio fluido continuo ed interpretabile, lungo cui si incontrano nicchie individuali, la “biblioteca diffusa”, postazioni personali; sono “estensioni delle aule”, cui si collegano visivamente. Le nicchie poste a piano terra si orientano anche verso il giardino e contengono sedute, una fontana, piani d’appoggio per il gioco e per attività laboratoriali all’aperto. Spazio fluido per eccellenza è l’atrio-agorà, spazio di relazione dell’intera comunità scolastica`
TWO STAGE COMPETITION FOR A PRIMARY SCHOOL IN BRESCIA
#futura | #scuole innovative | school | sustaibility | learning space | flexibility | colours
Brescia
2022
with arch. E. Ghedin, arch. C. Ridolfo
collaborators: arch. G. Vaccari, A. Amadio
Il progetto si propone come un prototipo di scuola innovativa, replicabile in più siti, basato sulla reinterpretazione della forma degli spazi didattici e della loro articolazione spaziale e si sviluppa a partire da questi punti:
scomposizione degli spazi della scuola in parti principali e loro ridefinizione in base ad una didattica rinnovata: spazi del gruppo-classe, spazi condivisi tra gruppi-classe, spazi collettivi;
ridisegno della forma dell'aula, che diventa spazio di gruppo e che presenta estensioni all’aperto e verso gli spazi di relazione;
aggregazione degli spazi di gruppo con l’interposizione di uno spazio condiviso;
autonomia degli spazi collettivi, con possibilità di uso condiviso con la comunità;I
Importanza dello spazio di distribuzione, che diventa spazio fluido;
integrazione fra spazi della scuola e tra interno ed esterno;
importanza dello spazio esterno come spazio didattico e di relazione.
L’edificio è pensato come una piccola città, in cui si passa da spazi individuali ad ambiti di identità di gruppo a luoghi condivisi tra più gruppi-classe ad ambienti che accolgono tutta la scuola o aperti alla comunità.
La scuola è organizzata su due livelli e presenta al piano terra un ampio portico, che integra il giardino e dà accesso all’atrio e agli spazi collettivi e ai nuclei didattici posti al primo piano, per garantire una maggior riservatezza. I due livelli sono integrati attraverso l’atrio, che prosegue in una larga gradinata. Una rampa esterna all'estremità opposta lega il giardino al primo piano, consentendo il collegamento diretto degli spazi didattici con il portico.
Gli spazi aperti sono disegnati in modo fortemente interrelato all’edificio e sono intesi come spazi di relazione, di gioco e didattici (orti, campo gioco, panche, rampe, ecc.).
La forma e la relazione tra spazi sono ripensati con l’obiettivo di realizzare una scuola che risponda ai cambiamenti didattici, seguendo le Linee Guida di Futura. La forma ad arco e trapezoidale degli spazi di gruppo rompe l’assetto scatolare delle aule tradizionali e stimola anche attività diverse dalle lezioni frontali (lavori di gruppo, presentazioni, discussioni, attività creative, ecc.). Spazi di gruppo adiacenti condividono una parete attrezzata e si aprono su uno spazio esterno, mentre dal lato opposto si relazionano, attraverso aperture vetrate, con gli spazi individuali e lo spazio fluido dei percorsi.
Gli spazi condivisi sono ambiti intermedi cui fanno riferimento coppie di aule per attività di accoglienza, inclusione, di didattica individualizzata, per piccoli gruppi, ecc., attrezzati con arredi informali.
Gli spazi di relazione e il connettivo sono unificati e formano uno spazio fluido, continuo ed interpretabile, lungo cui si incontrano nicchie per il raccoglimento individuale, una “biblioteca diffusa”, postazioni di ricarica e stipetti personali. sono “estensioni delle aule”, visivamente collegati ad esse. Spazio fluido per eccellenza è l'atrio gradonato, agorà dell’intera comunità scolastica.
La mensa-caffetteria è un padiglione nel giardino, con possibilità di un uso all’aperto, ed è accessibile, oltre che dall’atrio, direttamente dal portico per un ipotetico uso extra-scolastico.
MULTIFUNCTIONAL SPACE AT FORTE ROSSAROL
pavilion | small architecture | stell structure| architecture for care | Centro Soranzo | Forte Rossarol | colors | social architecture | health | holistic approach | neuro architecture | landscape | light design | spatial identity | brand indentity
2020 - 2021
Forte Rossarol - Tessera (Venezia)
with ing. S. Borsoi (plants and structures)
Quattro piccoli padiglioni nel parco individuano l’area riservata ai fumatori, appartata dagli edifici principali di Centro Soranzo. La sottile struttura di acciaio è rivestita da lastre di metallo che riprendono la tinta della palette principale usata per gli esterni di tutta l’area riqualificata di recente. Il portale che ne deriva forma una sorta di “capanna” dalle linee con tagli obliqui, sia in pianta che in sezione, che aprono viste trasversali sul circostante parco. Dei quattro padiglioni progettati ne è stato terminato uno.
Four small pavilions in the park identify the area reserved for smokers, set apart from the main buildings of Centro Soranzo. The thin steel structure is covered with metal plates that reflect the color of the main palette used for the exteriors of the entire recently redeveloped area. The resulting portal forms is a shelter with oblique lines, both in plan and in section, which open transversal views of the surrounding park. Of the four designed pavilions, one has been completed.
Photographer: Orazio Pugliese
renovation | reuse | x-lam | wood | architecture for care | Centro Soranzo | Forte Rossarol | colors | social architecture | health | holistic approach | neuro architecture | sustainability | landscape | light design | spatial identity | brand indentity
2020 - 2021
Forte Rossarol - Tessera (Venezia)
with ing. S. Borsoi (plants and structures)
awards: Premio Anna Taddei 1^ ed. - first prize / Menzione d’onore sezione Premio Regionale 10° Premio Internazionale di Architettura Barbara Cappochin / Premio speciale Cttadellarte Michelangelo Pistoletto a XII edizione del Premio Dedalo Minosse / BIG SEE Wood Design Award 2022
Un nuovo spazio polivalente per attività comuni e di gruppo è stato ottenuto ampliando uno degli 11 padiglioni esistenti di Centro Soranzo a Forte Rossarol con struttura in X-lam. I pannelli, utikizzati sia per la struttura verticale che per la copertura, sono lasciati a vista all’interno. Due portali in acciaio sorreggono l’intera struttura, che si amplia nel portico, liberando tutto lo spazio da sostegni. Il taglio diagonale del portico orienta lo spazio verso il viale pedonale, mentre la grande finestra circolare apre lo sgaurdo verso il bosco retrostante.
Il piccolo ampliamento volumetrico, assieme agi precedenti, ridisegna completamente l’edificio in un'area militare dismessa nell'entroterra veneziano, sottoposta a vincolo monumentale e già oggetto di un progetto di restyling. Per non alterare la regolarità insediativa, il nuovo volume è posto in continuità con quello esistente e caratterizzato in testata dal taglio delle falde. La sporgenza asimmetrica della copertura disegna una nuova facciata trasparente, delimitata da una grande vetrata che disegna il nuovo accesso all'edificio.
A small volumetric extension completely redesigns a building in an abandoned military area in the Venetian hinterland, subjected to a monumental constraint and already the subject of a restyling project. In order not to alter the regularity of the settlement, the new volume is placed in continuity with the existing one and characterized by the cut of the groundwater. The asymmetric protrusion of the roof draws a new transparent facade, bounded by a large window that draws new access to the building.
Photographer: Orazio Pugliese
renovation | reuse | x-lam | wood | canteen | architecture for care | Centro Soranzo | Forte Rossarol | colors | social architecture | health | holistic approach | neuro architecture | sustainability | landscape | light design | spatial identity | brand indentity
2018 - 2019
Forte Rossarol - Tessera (Venezia)
with ing. S. Borsoi (plants and structures)
awards: Premio Anna Taddei 1^ ed. - first prize / Menzione d’onore sezione Premio Regionale 10° Premio Internazionale di Architettura Barbara Cappochin / Premio speciale Cttadellarte Michelangelo Pistoletto a XII edizione del Premio Dedalo Minosse / BIG SEE Wood Design Award 2022
A small volumetric extension completely redesigns a building in an abandoned military area in the Venetian hinterland, subjected to a monumental constraint and already the subject of a restyling project. In order not to alter the regularity of the settlement, the new volume is placed in continuity with the existing one and characterized by the cut of the groundwater. The asymmetric protrusion of the roof draws a new transparent facade, bounded by a large window that draws new access to the building.
Un piccolo ampliamento volumetrico ridisegna completamente un edificio in un'area militare dismessa nell'entroterra veneziano, sottoposta a vincolo monumentale e già oggetto di un progetto di restyling. Per non alterare la regolarità insediativa, il nuovo volume è posto in continuità con quello esistente e caratterizzato in testata dal taglio delle falde. La sporgenza asimmetrica della copertura disegna una nuova facciata trasparente, delimitata da una grande vetrata che disegna il nuovo accesso all'edificio.
Photographer: Orazio Pugliese
museum | renovation | colors | contenporary art | interior design | spatial identity | exhibition | art gallery |
Galleria de Martiis a Palazzo De Nordis - Cividale del Friuli (Ud)
2020
Progetto e direzione lavori: Arbau studio, arch. Paolo Piccinin
Graphic design: Roberto Duse - Oblique studio
Curatela: Stefano Cecchetto, Cristina Beltrami
Nel nostro progetto per l’alllestimento delle sale della Galleria Famiglia De Martiis a Palazzo de Nordis a Cividale del Friuli, i colori che identificano le sale tematiche hanno tonalità che evocano l’intreccio intenso tra la storia dei pigmenti e l’arte. Rosso ematite, blu di Prussia, grigio argento e verderame sono le tonalità scelte per disegnare un percorso espositivo circolare che segue la struttura architettonica a “sale passanti” del palazzo storico che ospita il nuovo museo, frutto della donazione del collezionista alla città.
Photographer: Orazio Pugliese
RSA RESIDENCE FOR THE ELDERLY
architecture for care | architecture for the elderly | Alzheimer centre | colors | social architecture | health | holistic approach | neuro architecture | landscape | spatial identity | civic centre|
2020 - 2021
Villanova - Pordenone
Two stages Competition_2nd prize
with arch. P. Piccinin, ing. S. Melato, ing. S. Borsoi (plants and structures), landscape designer C. Zanarotti, alzheimer garden designer arch. M. Botta, consulence prof. C. Chiamulera
La particolare forma proposta nasce per ridurre l’impatto dell’intervento suddividendo la volumetria in tre blocchi sviluppati su due piani e per mantenere il più possibile la presenza del parco.
La scelta di una tipologia a corte per ciascun blocco funzionale, garantisce ai nuclei l'affaccio verso un giardino interno protetto e agli spazi comuni l'affaccio verso una sorta di agorà, che può essere condivisa con il quartiere e che diventa la vera facciata dell'edificio.
La modellazione del volume, unitamente all'uso differenziato del mattone a vista come rivestimento esterno, dà forte connotazione all'edificio e rende riconoscibili i diversi “anelli” di cui è composto, due per i nuclei e uno per le attività collettive collegati da uno spazio comune centrale, facilitando l’orientamento.
L'inserimento organico nel contesto paesaggistico delle tre unità, che richiamano le singole foglie di un trifoglio, e l'articolazione degli spazi che consente la convivenza tra utenti e abitanti, immagina la RSA non come un luogo isolato e controllato, ma aperto.
INTERNATIONAL COMPETITION FOR A SECONDARY SCHOOL_First prize
#scuoleinnovative | school | sustaibility | wood | flexibility
Cervignano del Friuli (Udine)
2016
with Paolo Piccinin, Anna Venerus
Il progetto è stato presentato al concorso bandito dal MIUR per 51 scuole innovative, da realizzare su tutto il territorio nazionale, ed è risultato vincitore nell’area di Cervignano del Friuli, dov’era richiesta una nuova sede dell'ISIS. La proposta riguarda un edificio a corte con pianta circolare circondato da un suolo modellato da terrapieni ed integrato nel disegno del futuro parco. Una scuola ad un piano e a basso impatto, fortemente caratterizzata dalla forma in cui si intersecano spazi pubblici e privati, attività didattiche e attività aperte al territorio. Una scuola innovativa con spazi didattici flessibili funzionali ad attività diversificate e spazi di relazione articolati. La forma circolare rende lo spazio di circolazione e la corte una grande agorà verso cui tutti gli spazi guardano e da cui prendono luce; la pianta a ventaglio delle aule rompe con l'assetto scatolare a favore uno spazio meno rigido e costrittivo; la copertura verde trasforma il tetto in terrazza. Studio della forma e scelta del legno come materiale costruttivo, consentono di coniugare scelte architettoniche e sostenibilità in termini di sicurezza sismica, prestazioni energetiche, comfort.
RESIDENTIAL LOFT IN A FORMER WAREHOUSE
renovation | reuse | x-lam | loft | residential | concrete | interior design | custom furniture | contemporary living | minimalist space
Mestre_Venice
2017-2019
with ing. S. Borsoi (plans and structures)
The loft is located in a former storage building, along a canal in the old industrial zone of Mestre-Venice. The site has been recently renewed with the construction of a luxury hotel, of a boathouse, of some cafés and restaurants and with the transformation of the storehouses into apartments. The Lloft articulates the long and high space, enlightened only by the roof windows, into patios and mezzanine boxes, suspended over the open space of ground floor. The structure is made by x-lam slabs and steel beams. The fireplace is the fulcrum of the whole space.
Photographer: Orazio Pugliese
restyling | renovation | reuse | regeneration | colors | social architecture | landscape | interior design | spatial identity | brand indentity
Mestre Venezia
2018
Una scuola degli anni Sessanta, già riusata come sede di una cooperativa sociale, è stata ridisegnata, ampliata e riqualificata negli spazi interni ed esterni. Tutti gli interventi architettonici sono stati coordinati con il progetto infografico.
L’edificio, molto grande, ospita uffici, spazi didattici e altre funzioni sociali, con diverse necessità nell’organizzazione degli accessi, della distribuzione interna e degli orari di utilizzo.
L’intervento sulle facciate si basa su uno studio del colore, a partire dai serramenti metallici esistenti (da conservare), di colore giallo e rosso. Questi sono stati ricontestualizzati in un gioco neoplastico astratto di colori primari, usati localmente, su uno sfondo di tinte neutre (bianco, grigio e blu-grigio).
L’ampliamento riguarda due volumi di accesso, nei due lati dell’edificio, un parallelepipedo vetrato e un portico, necessari sia ad individuare gli accessi che a fornire spazi per il relax e l’attesa.
L’intervento sugli spazi esterni ha comportato la riorganizzazione delle corsie d’accesso, dei numerosi parcheggi e l’individuazione di fasce verdi. Questo, oltre a riordinare i flussi, ha anche riproporzionato gli spazi stessi e valorizzato i murales presenti.
L’intervento sugli interni ha permesso di razionalizzare gli ambienti di lavoro e di migliorarne la qualità visiva, nell’idea che il comfort estetico sia premessa indispensabile per il benessere degli ambienti di lavoro.
Photographer: Orazio Pugliese
CASA DON FRANCO_HOSPITALITY CENTRE FOR MINORS
renovation | reuse | social architecture | hospitality | landscape | interior design
Ca’ Noghera_Venezia
2015-2017
with ing. S.Borsoi (plants and structures)
Casa Don Franco is a social centre for unaccompanied minors from extra UE countries, located in a former rural building in the mainland of Venice. The centre holds both residential and common services, but the core of the building is the old stable, covered with the brick archway roof, resigned as the main space for educational activities. The project preserves some previous materials, such us the old floors and concrete columns, even if not precious, in order to maintain the feeling of different lives of the building in time.
Photographer: Orazio Pugliese
RENEWAL OF OPEN SPACES OF HOTEL CARLTON
renovation | historical heritage | landscape | natural stone | terrace | garden | open space | hospitality | light design | details | spatial identity
Treviso
2014-2018
The project redesigns an open space, highly deteriorated, on the bastion of Treviso’s sixteenth-century Walls, belonging to Carlton Hotel. The natural stone paving (opus incertum porphyry and archite) has a continuous and material effect, that exploits the space’s circular shape. The difference in level gives shape to a garden with terraces. The choice of materials, colors and plants emphasizes the view of Walls, fading the hotel’s building, but in the mean time introduces in the place a contemporary architectural language.
Photographer: Francesco Castagna
CENTRO SORANZO, AN ADDICTION CARE CENTRE AT FORTE ROSSAROL
restyling | renovation | reuse | regeneration | colors | x-lam | social architecture | health | holistic approach | neuro architecture | sustainability | landscape | interior design | light design | spatial identity | brand indentity
Venezia
2014-2017
with Artway of Thinking (relational artists process coordinators), ing. S.Borsoi (plants and structures), Sebastiano Girardi Studio (Graphic design)
http://www.centrosoranzo.it/, http://www.artway.info/, http://www.sebagirardi.com/https://www.domusweb.it/it/speciali/biennale-architettura-venezia-2021/gallery/2021/architette-di-resilienza.html
awards: Premio Anna Taddei 1^ ed. - first prize / Menzione d’onore sezione Premio Regionale 10° Premio Internazionale di Architettura Barbara Cappochin / Premio speciale Cttadellarte Michelangelo Pistoletto a XII edizione del Premio Dedalo Minosse / BIG SEE Wood Design Award 2022
CentroSoranzo addiction care is located in Forte Rossarol, a large green area former military, protected from Cultural Heritage, in concession to the non-profit organization Don Milani. The restyling project, with its new functions and improving energy performance plane, is the result of a collaboration between architects, artists, graphic designers, psychologists, psychiatrists and guests. It reflects the principle of the Soranzo method that put the beautiful as therapeutic tool. Fulcrum of the functional reorganization is the wooden extension of the main pavilion, characterized by a large window and by the asymmetric overhang of the roof.
The interior spaces project is a result of new functional distribution, furnishings and graphics. The interiors are homey rather than clinical, by means of a color palette studied with psychiatrists. The improving energy performance is given by the cogeneration plant and by the construction of a thermal coat. The design of the exterior of the buildings is based on the use of alternating gradation of two colors, red and sand, which articulates the regular military settlement, giving to the Center a contemporary character.
Photographers: Nicoletta Boraso, Colin Dutton, Orazio Pugliese
WAREHOUSE ON THE WINEYARD HILLS
bricks | agriculture | warehouse | low budget construction | simplicity | small buildings
Colle Umberto (Treviso)
2016-2018
The building is a very simple construction, made out of a few cheap materials (reused old wood, bricks, concrete and steel).
The site is a wonderful vineyard hill, with the mountains on the background. Colors dialogue with the context, while materials are used exalting their texture. Rural architecture is interpretated ina a contemporary way.
Photographer: Francesco Castagna
BLOCK HOUSE IN THE COUNTRY
wooden house | x-lam | sustainability | natural materials | residential | single home | rural moderity | natural light | landscape | light design | interior design | stairs | details | mobile façade
Spresiano (Treviso)
2005-2008
“Ghaus”, located in a rural site near Treviso, is a block house built with a “X-Lam” bearing structure, made by fir wooden panels and insulation of wooden fiber.
Wood defines both interiors, where fir wooden panels are visible as such, and facades, cladded by larch boards. “Ghaus” is an affordable house at low power consumption; the construction technology is not hidden, but wood is used as an expressive material, at mean time innovative and founded into the rural character of site. The building is north-south oriented, like tipical rural houses; this is the best exposure to climate of site. The two main facades are different, because of their exposure: the northern facade has few small windows; in the southern facade large windows and brises-soleil controle the sun lighting and allow a beautiful view to the countryside. The roof bends out from the perimeter of building in different ways: the protrusion is minimal in the northern side and very deep in the southern side: here there is a sort of porch facing the living and protecting the interiors from sunlight. The painted ironplate roof has a traditional shape (pitched roof), but the hipped roof is sloping. The house is dipped in the landscape: sunlight, fog, rain come inside the domestic space; by night the interior enlightment beams in the countryside. The project takes position against the chaos of buildings in the countryside of Veneto: it looks to the tradition not to imitate it, but to give shape to a modern rural house.
publications: M. Galindo, Contemporary Prefab Houses, Braun Publishing AG, Switzerland, 2010; Legnoarchitettura anno I – n.1, ottobre 2010, EdicomEdizioni; J. Gaspari, D. Trabucco, G. Cannoni, Involucro edilizio e aspetti di sostenibilità, Franco Angeli, Milano, 2010; Spazio Casa n.8, settembre 2010-10-18; Quaderni del Territorio - architetture e luoghi del contemporaneo, Premio architettura città di Oderzo XI edizione, Il Poligrafo, 2009; P. Simonetto (a cura di), Equivivere. Per un’architettura sostenibile, Il Poligrafo, Padova, 2010; Ottagono n. 222 luglio-agosto 2009; Brava Casa febbraio 2009, pag.160; F. Zamora Mola, Case in legno, Logos, Modena, 2009; Veneto40. Giovani architetti alla prova, Moleskine, agenda 20101 regione Veneto; Il Sole 24 Ore, giovedì 5 febbraio 2009 N. 35, pag.16; D Casa di Repubblica aprile 2008; Costruire giugno 2008; Progetti Concorsi di Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore n°17 28/4 2008
exhibitions: XII Bienal Internacional de Arquitectura, Buenos Aires, october 3-15 2009, "Veneto 40. Giovani architetti italiani alla prova"; XI Premio Architettura città di Oderzo, Oderzo e Bolzano, 2009; IV Premio Recam per l’innovazione, Montebelluna, 2009
awards: 3° concorso “ARCHITETTURE SOSTENIBILI: innovazione tecnica e qualità formale”, FOA PPC della Provincia di Monza Brianza e dalla Consulta Regionale Lombarda degli Architetti, 2° premio; Premio Boislab Call, 1° premio sezione A – opere realizzate; Premio IN/ARC-ANCE edizione 2011 selezionato; Premio Sirica 1° edizione – 2° premio, XI Premio Architettura città di Oderzo, selezionato; IV Premio Recam per l’innovazione, selezionato
Photographer: Francesco Castagna
RENOVATION AND EXTENSION OF A FIFTIES HOUSE
renovation | extension | residential | reuse | single home | bricks | stairs | interior design | details | custom furniture
Casale sul Sile (Treviso)
2004-2008
The scheme concerned the refurbishment and extension of a portion of a terrace of houses built in the 50s on the outskirts of Treviso in Casale sul Sile.
The project endeavoured to bring back and enhance some of the qualities of the original building removed in previous works, that once restored would give back its character.
Behind the terrace stands an old brick-kiln, rich in history, but whose charm has been distorted by the haphazard building of recent years. Operations began with the removal of the plastering covering the hand-worked brick facade, as if to allow the building to breathe again.
The extension, as if to embrace the original nucleus of the house, is positioned in alignment with the main facade, and then, at the rear facade, following the course of the lot. On the ground floor the various rotations generate an open space which wheels around the old brick walls and where the small garden becomes part of the house by means of the large glass doors placed on opposite sides. The first floor rooms take on the form generated by the various rotations and turn around the original portion, and thus a walk-through study has been obtained.
The alignment of the roofing, which does not follow the perimeter of the building exactly, and the roof frame itself, made up of beams placed longitudinally, give rise to variously articulated spaces and geometries.
The openings of the new building and those added to the original nucleus are completely different in size and shape to the existing ones, in order to make the renovations stand out.
It was always our intention to make use of traditional materials and construction techniques in order to render the construction easily achievable for the owners themselves. It is the use and combination of these materials that make the works so contemporary.
The fixtures and beams are in rusted iron, the ground floor in industrial cement, the first storey has larch floorboards, while the roofing is in bleached larch.
Photographer: Adriano Pecchio
URBAN REGENERATION IN ERACLEA
restyling | urban design | renovation | market square | external design
Eraclea
2009
Il progetto del “Piano particolareggiato per il compendio della piazza di Eraclea, relative cortine di edifici e contestualizzazione ambientale”, riguarda le Z.T.O. B e F del P.R.G. comprese nella Variante approvata nel 2005 "Individuazione del perimetro di ambiti da assoggettare a P. P.” (Sup. territoriale 39.227 mq). Il progetto prevede la rigenerazione urbana dell’area centrale di Eraclea in cui ricadono i principali servizi comunali, attraverso la sistemazione degli spazi pubblici e la regolamentazione degli interventi privati. Attualmente gli edifici privati adibiti a residenza e a commercio sono degradati e di scarsa qualità edilizia, così come gli spazi aperti omogeneamente asfaltati e scarsamente strutturati, in contrasto con la vocazione di centralità del luogo. Il progetto propone una sequenza di spazi pubblici concatenati tra loro che valorizzano alcuni elementi di valore presenti nell’area: il lungofiume, la piazza del mercato, la piazza del Municipio, il giardino di Ca’ Manetti, il sagrato della chiesa, tutti ricondotti a dimensioni più misurate e caratterizzati da atmosfere, materiali, usi diversi. Una serie di norme stimola e regola la trasformazione privata dei fronti edificati, al fine di proporre un’immagine completamente rinnovata del centro di Eraclea, che tenga conto delle esigenze pubbliche e private, con un progetto realizzabile per stralci coerenti con l’immagine architettonica unitaria. La difficoltà di prevedere la sostituzione radicale dell’edificato ha portato ad operare attraverso trasformazioni puntuali dando la priorità agli interventi pubblici, che fungano da volano per gli interventi privati. L’obiettivo primario è la valorizzazione delle potenzialità latenti nel luogo e la sua rigenerazione, stimolando la sinergia tra pubblico e privato. Dare vita ad un centro urbano di qualità significa anche disegnare uno spazio aperto condiviso (space sharing) in cui le diverse funzioni convivono. Iter amministrativo: assegnazione dell’incarico il 16/09/2009 mediante gara; approvazione P.P. il 15/09/2010. L’incarico è stato svolto da Arbau studio con il supporto dell’arch. Alessandro Casagrande, responsabile del procedimento del comune di Eraclea.
2 STAGES INTERNATIONAL COMPETITION FOR THE REDESIGN OF HISTORICAL BISHOP’S GARDEN_2nd prize
historical garden | park | visitors centre | landscape
Brixen (Bozen)
2012
with Paolo Piccinin architetto, Camilla Zanarotti landscape designer, Andrea Gava and Enrico Bortoluzzi collaborators.
Il progetto che ha come obiettivo la valorizzazione delle qualità storico-paesaggistiche del Pomarium attraverso il recupero di alcuni segni e l’inserimento di nuovi elementi di design contemporaneo per la fruizione del parco. I materiali scelti e il disegno complessivo danno origine ad un parco in cui innovazione e tradizione dialogano armonicamente. L’andamento altimetrico è stato rispettato, così come ricostruito l’ambiente del frutteto secondo la maglia storica e mantenuta la percezione dello spazio. I nuovi edifici sono stati collocati in modo da non contrastare le principali visuali storiche ma piuttosto introdurre nuovi punti di vista.
L’area centrale riprende le caratteristiche paesaggistiche più significativa del Pomarium, cioè l'assoluta regolarità del sesto di impianto degli alberi e il suo particolare andamento altimetrico, caratterizzato da un’ampia superficie centrale circondata da un bordo perimetrale rialzato, nel progetto inerbito su tre lati e sul lato sud disegnato da gradoni in pietra affacciati verso un nuovo canale di bordo e il Palazzo. L’attuale pergola, che ne segna il percorso perimetrale su tre lati, è sostituita da una semplice e leggera struttura in ferro a passo variabile, per avere alcune aperture verso il frutteto e le viti vengono mantenute. Viene ripristinato il percorso storico in diagonale, realizzato un percorso di accesso alla Casina estiva e riproposti i canali d’acqua che in parte ricalcano il tracciato della pianta Paderle. Gli elementi che disegnano il nuovo accesso, ossia la passerella e il chiosco, sono pensati come un unico elemento in metallo lavorato al laser che segue i dislivelli del terreno e conduce verso il Pomarium. L’edificio visitatori è stato collocato in corrispondenza dell’arrivo della passerella, così da essere baricentrico rispetto ai due ingressi (quello nuovo e quello dal Museo diocesano) e, con la scritta “Pomarium” in metallo, costituire una sorta di porta al giardino. La pianta lunga e stretta fortemente integrata alla pergola, unita alla trasparenza della facciata dello spazio caffé – multifunzionale, disegna un edificio leggero e trasparente affacciato verso il Pomarium come una sorta di serra nel parco.
Le varietà selezionate delle piante da frutto è orientata al recupero delle varietà antiche originarie dell’Alto Adige. I nuovi filari sono suddivisi per specie in direzione nord-sud, così da avere una percezione uniforme lungo l’asse nord-sud mentre la vista sull’asse ovest-est mostra una diversità tra tutte le specie. Alcuni filari di meli dell'impianto intensivo attuale, vengono mantenuti nella prima fase come 'memoria storica' per ottenere degli schermi visivi e vegetazione corposa e poi ridotti man mano che le altre piante cresceranno. Per ottenere vaste zone d’ombra sin dal primo anno sono previsti gruppi di alberi di Robinia messi a dimora tra i filari giovani delle piante da frutto a formare una sorta di ‘nuvola’ sovrapposta al sesto d’impianto regolare del frutteto. Mentre il frutteto crescerà le robinie saranno diradate sino a lasciare solo dei sottili tratti a filare irregolare tra gli alberi da frutto.
L’area a sud è stata disegnata come uno spazio extra moenia che permetta la percezione del muro sud del Pomarium come unità e riproponga la memoria dell’antica visuale che si aveva dalla campagna, disegnando un ampio prato a ridosso del muro storico delimitato da un lato dall’edificio per servizi, caratterizzato dal rivestimento in legno e dalla copertura a doppia falda in cemento. L’ingresso da sud è disegnato da un basso elemento continuo di legno che, insieme ai gruppi di graminacee ridisegna i bordi e conduce la vista verso l’ingresso al Pomarium, ponendolo in continuità con il percorso diagonale principale che lo attraversa.
Per il reperimento delle risorse economiche è stata immaginata la creazione di marchio “Pomarium” da attivare per la produzione e vendita di marmellate, conserve biologiche e miele, oggetti di design di legno del melo, organizzazione di mercati settimanali della frutta e verdura biologica nel pomarium, un Festival Mozartiano ed una Manifestazione “Artepomarium”. Si propone anche un tema conduttore per un possibile percorso tematico per i bimbi, legato alla fiaba del 'Flauto magico' di Mozart. E’ una storia adatta all'infanzia animata da suggestivi personaggi che prende spunto dalla presenza di Mozart documentata a Bressanone, in occasione di tre suoi soggiorni al Palazzo dei Vescovi.
ENTRANCE AREA, PATHS AND FACILITIES FOR CARPENEDO WOOD
park | landscape | protected natural area | historic forest | wood | contemporary park | concrete | fence | panels | path | corten steel | signs
Mestre_Venezia
2009
with Luca Baroni landscape designer, Sara Gangemi graphic panels.
https://www.comune.venezia.it/it/content/bosco-carpenedo
The Bosco di Carpenedo is a protected wood with restricted access to preserve the fragility of its natural setting. The project started out by adapting the educational itinerary, which was no longer usable, and went on to redesign the entrance, the car park, the path, the bridges, the rest area and the signage. Visitors to the area are kept to a set path, which is clearly indicated by signage that is easy to understand and that changes together with the various types of setting, ground surface and path indicators.
The ancient wood tour is identified by a thinning out of the trees and by the red path indicators that show that visitors are not to leave the path.
Along the riforestation path in stabilised material, continuous elements indicate the edge of the canal.
The meadow path is marked by the mowed grass and vertical path signs. While the horizontal signage in the wood contrasts with the verticality of the trees, the vertical signage in the meadows stands out against the horizontality of the grass cover.
The entrance to the wood has been redesigned with the steel-rod fences simulates stylised plants motifs and the concrete logo for the wood with is facing in relief obtained by the contrast between the exposed and smooth surfaces.
The works were made on a tight budget (€ 154.000) as evocative objects, clearly but discreetly superimposed on the landscape.
The fence, panels, bridges and signage all adopt the same visual grammar, introducing special signs into the natural habitat. The elements appear between the trees like inhabitants of the wood.
PARK OF PIAVE RIVER_IDENTIFICATION OF PLACES OF VALUE
landscape | Piave | River park | colors | interpretative signage | emotional signage | experiential design | holistic approach | natural environment | sustainability | spatial identity | brand indentity
2018
Belluno
Il progetto riguarda il contributo di Arbau studio nell’ambito del più complesso intervento denominato “Il parco di Belluno in destra Piave ed i suoi accessi urbani”, aggiudicato al RTP tra Archpiùdue architetti associati, Grupo Aranea, Arbau studio, Luca Nicoletto, Bolina Ingegneria, Gaspare Andreella, Chiara Siorpaes, Lodovico De Cesero e Coop Mazaro.
Per far conoscere e valorizzare l’area fluviale del Piave è necessario renderne visibili gli accessi, oggi difficilmente identificabili, individuare gli itinerari e i luoghi di valore, favorirne la conoscenza. Tutti questi obiettivi sono perseguibili attraverso un progetto unitario e coordinato di identificazione territoriale.
La pericolosità idraulica dei luoghi e la particolare natura del “Parco della Piave”, portano a pensare in maniera del tutto specifica a questo tema.
Il problema idraulico (impossibilità di collocare manufatti che potrebbero essere spazzati via dalle piene e anche diventare essi stessi pericolosi) ha portato ad una segnaletica “leggera” e studiata in modo specifico per le parti collocate nell’area fluviale, distinta da quella per zone d’accesso, collocate ad una quota maggiore, dalla quale si scende al fiume.
Gli elementi segnaletici e di identificazione per tutte le parti in alveo sono costituiti da segni applicati a manufatti o ad elementi naturali presenti in loco, dipinti direttamente o su supporti metallici poi fissati sul tronco degli alberi, su massi o rocce.
Per le parti fuori alveo, di accesso al percorso lungofiume, sono invece stati pensati dei manufatti iconici, evocativi, che permettano l’identificazione “simbolica” dei luoghi .
Tutto il sistema informativo del lungofiume è inteso più a favorirne una scoperta personale ed esperenziale che una conoscenza didattica tradizionale. I segni che vengono posti mirano ad una scoperta del paesaggio, basata sulla vista, sull’ascolto, sull’esperienza tattile, sul riconoscimento percettivo di elementi cloro-faunistici d’interesse.
La formazione di un sistema di identificazione si è basata sul disegno di due segni facilmente riconoscibili e ricorrenti nei vari elementi segnaletici, di forte impatto comunicativo: il primo è una sorta di simbolo del fiume nel suo tratto di Belluno, caratterizzato dalla presenza delle montagne e dall’andamento sinuoso del fiume; il secondo è un segno geometrico, un cerchio colorato di azzurro-blu, che ricorda segni analoghi già presenti nel luogo (targhette blu applicate ai tronchi di alcuni alberi, segni blu dipinti in altri tronchi, oltre al ciclo dell’acqua). Questo segno e il colore ad esso abbinato, molto astratti, spiccano nel paesaggio tutto naturale del luogo e lo caratterizzano.
RENEWAL OF A XIV CENTURY HOUSE
renewal | historical building | restoration | stone | ancient wood | stairs | self-made | alpine architecture | interior design | details |
Casargo (Lecco)
2003-2004
with Giulia Galdini
The project concerns the renovations to a small building used as a holiday home, situated in a medieval hamlet lying on the slopes of the mountains of the Valsassina, just above the lake of Lecco. The outer and inner walls, the slate roof, the chestnut attic roof timbers were all original and dated from around 1400. The L-shaped house develops around a small courtyard which gives access to the c.60 sqm dwelling, situated on the first floor. The area under the roof was originally open and used as a hayloft, and the project envisaged closing this off with large windows, doing away with the internal attic and allowing access directly from the living room area through a connecting staircase.
There have been a number of unsightly additions to the building over the years, and the main ones were removed, non original elements substituted and the materials still in good condition reserved and employed later on in unusual guises. For example, the roof joists that were no longer usable were cut in “slices” to obtain the stairs. The first floor ceramic paving was rid of its varnish, then treated and restored, as were the original chestnut roof planks, which were recovered and used as flooring. The load-bearing walls were painstakingly liberated of the thick layers of plaster that covered the stones, which, once sanded and cleaned, were left exposed. In carrying out this operation, the fragment of a fresco depicting a religious subject dating from the 1500s emerged, which probably originates from when the house was linked with the neighbouring chapel.
The living room area has become the fulcrum to the house. A double-heighted area overlooking all the spaces in the house, centred on the new stairs and the newly cleaned and restored frescos. The stairs are the renovation’s most recognizable element. They were built with a light structure, so that the frescos can be seen from the entrance. The profile in rusted iron is L-shaped, attached to which are the treads, made from the recovered chestnut roof joists.
In a similar fashion, the fixtures of the windows that close off the attic area have been made from rusted iron in order to give the new elements a uniformity and readability with respect to the original structure.
So as not to introduce subdivisions and closings-off that might alter the original structure, and also to provide greater versatility, the area under the roof has been left as a single open room. New windows have been opened along the north side and on the west in order to benefit from views of the woods and mountains, which are obscured on the side of the large window because of the other buildings in the hamlet. The house is minimally furnished - almost empty – to emphasize the structure that gradually took shape as the renovations progressed.
INTERIOR DESIGN OF A RESTAURANT/THEATRE
interior design | furniture | reuse | spatial identity | brand identity
Treviso
2013
INTERIOR AND FURNITURE DESIGN FOR AN ANCIENT HOUSE
Interiors design | custom furniture | wood | transformation | stairs | colors | luxury finishes
Vicenza
2003-2004
The project foresees the complete re-organisation of the daytime living area of a home found in a historical building situated in Vicenza.Key to the works is the staircase and landing, which give access to the sleeping quarters on the upper floor. Reinterpreted as an article of furniture, it is characterised by minimalist sculptural forms, adorned with high quality materials such as ebony, slate, and sanded glass illuminated by lights in fibre optics. This tactile quality of the use of various materials is revisited in the upholstery of a grand sofa. While the colour remains the same, different cloths have been employed. A few pieces of classic designer furniture (armchair and footrest “Barcelona” by Mies van der Rohe, a crystal table by Carlo Scarpa) combine with made-to-measure furniture and ethnic craftwork.
Photographer: Francesco Castagna
BLOCK HOUSE IN THE COUNTRY
wooden house | x-lam | sustainability | residential | single home | light | stairs | details | roof
Santa Giustina in Colle (Padova)
2012-2015
The wooden house is located in a rural site near Padova, built with a “X-Lam” bearing structure, made by fir wooden panels and insulation of wooden fiber.
Wood defines interiors, where fir wooden panels are visible both in the walls and in the ceiling.
The facades and the roof are painted in abstract colors (white, red and gray), in order to enphasize the irregular shape of the building.
FEASIBILITY STUDY FOR THE TRANSFORMATION OF AN INDUSTRIAL PLAN INTO A SUSTAINABLE HOUSING ESTATE
sustainability | housing estate | urban design | master plan | roofs
Breda di Piave (Treviso)
2009
with architects Gianfilippo Filippi and Silvia Serra
TWO STAGES INTERNATIONAL COMPETITION FOR THE REDESIGN OF PIAZZA BARCHE-XXVII OTTOBRE IN MESTRE_first prize
urban design | square | redesign | city centre | market | landscape | open spaces | infrastructure
Mestre_Venezia
2005
with N. Feriotti, M. Lorenzon, N. Pagnano, F. Toppazzini, Politecnica soc. coop., studio Silva srl, T-service
The axis piazza Barche-via Poerio-riviera XX Settembre cuts the city. This axis origins from the filling in of Canal Salso and from the covering of Rio delle Muneghe and it is now cahotic and fragmented. Piazza Barche is a motorway intersection and a barrier inside the city core. Historically here there was Canal Salso and its head, a kind of gate between the lagoon and the mainland. The axis is also an element of the geography of the place, marked by Marzenego river and its canals, that draw a line east-west oriented. This can be the structure for the design of a city without form. The re-opening of Rio delle Muneghe, the design of final sector of Canal Salso, the project of Piazza Barche as a space for market and open air life. The project interpretates the historical signs erased by the time and reinterprets them. A lightly depressed space for piazza XXVII Ottobre, the unitary shape of long space of piazza Barche, the fountains along the extension of the square: all these evoke the canal. To put together in piazza Barche the weekly market and the evryday market means re-discovering the role of the square as a place of trade. To put the marked inside a bulding, a bridge between piazza Barche and piazza XXVII Ottobre means to emphasize the ihistorical role of the place, to evoke Rialto bridge and to refer to the tradition of big covered markets.
RELAZIONI E SEGNI
L’asse piazza Barche-via Poerio-riviera XX Settembre costituisce una fascia che taglia trasversalmente in senso est-ovest il centro città. Questa fascia, originata dall’interramento del Canal Salso e dalla copertura di rio delle Muneghe, sebbene rappresenti uno dei luoghi cruciali per il disegno urbano del centro di Mestre, è oggi frammentaria e caotica. L'asta piazza Barche-piazza XXVII Ottobre è di fatto un grande svincolo automobilistico, un ambito escluso all’uso pedonale, che costituisce una forte barriera all'interno del centro città. Storicamente l'area della piazza era occupata dal Canal Salso e dal suo teminale, una sorta di “porta” tra terra-acqua, un attestamento della laguna proprio nel cuore di Mestre. Assieme al Castello e a piazza Ferretto l'insediamento sulla testata del Canal Salso costituiva uno dei capisaldi della Mestre storica.
L’ambito di piazza XXVII Ottobre - piazza Barche non è quindi soltanto uno spazio pubblico irrisolto e mal utilizzato di Mestre da ridisegnare, ma anche un potenziale segno geografico, un elemento nodale del sistema territoriale disegnato dal fiume Marzenego, dai suoi canali e dal loro sbocco in laguna. Questi tracciano una direttrice orientata in senso est-ovest, peculiare della città di Mestre, rispetto alla quale il centro città assume un ruolo di cerniera, e che può diventare il segno a partire dal quale ridisegnare la morfologia di una città attualmente priva di forma, entro cui risulta difficile orientarsi.
Le proposte di ridefinizione dell’assetto del “contesto urbano di piazza Barche e via Poerio”, propongono un nuovo paesaggio urbano che, partendo dal recupero degli ambiti di relazione andati via via perduti negli ultimi decenni, possa dare impulso alla ridefinizione di questo spazio. Ciò non può avvenire senza tentare di recuperare gli elementi, ora perduti, che da sempre hanno caratterizzato l’area: il paesaggio delle acque salmastre della Laguna, che con il Canal Salso arrivavano nel cuore di Mestre, il paesaggio dei canali d’acqua dolce che lo attraversano, i paesaggi delle piazze e degli spazi aperti. In tal senso sono delineati la riapertura del rio delle Muneghe in corrispondenza di via Poerio, il progetto di risistemazione del tratto finale del Canal Salso, in stretta connessione con l’area di Altobello; la progettazione di piazza Barche, sia quale cerniera tra lo stesso Salso ed il Marzenego (ed il centro cittadino), sia quale nuovo luogo dei mercati e della vita all’aperto della città. A questo “recupero” si sovrappongono elementi di relazione nuovi (la stazione tramviaria, l’edificio del mercato coperto, i piccoli edifici sul canale, la nuova piazza Barche) capaci però di legarsi alla matrice “storica” del paesaggio urbano di Mestre.
I segni storici sono presenze latenti nel territorio di terraferma, cancellate dallo sviluppo urbano caotico della città di Mestre che l’ha progressivamente allontanata da Venezia.Il progetto trae spunto da questi segni storici cancellati trattandoli come vere e proprie risorse del territorio.
Disegnare uno spazio urbano leggermente incassato in piazza XXVII Ottobre, rafforzare la forma unitaria dello spazio allungato di piazza Barche e prevedere un sistema di fontane lungo la sua estensione che riporta artificialmente l’acqua significa evocare la presenza del canal Salso.
Spostare la linea del tram di collegamento con Venezia lungo via Forte Marghera, concentrare il mercato quotidiano e settimanale in piazza Barche significa recuperare il ruolo storico di piazza Barche come luogo di scambi commerciali tra Venezia e terraferma.
Collocare il mercato quotidiano in un vero e proprio edificio, che fa da ponte tra lo spazio urbano di piazza XXVII Ottobre e piazza Barche significa enfatizzare questo ruolo storico dell’area, evocare il sistema del mercato di Rialto e riferirsi alla tradizione dei grandi mercati urbani coperti intesi come edifici pubblici e progettati come architetture della città.
Riaprire il Rio delle Muneghe e la disegnare un giardino d’acqua lungo il Marzenego, nell’area attualmente occupata dal mercato quotidiano, consente di recuperare la continuità di uno dei segni naturali che hanno strutturato il territorio e di marcare chiaramente il nucleo storico di piazza Ferretto.
Disegnare delle trame figurative per le superfici pavimentate che hanno come riferimento i mosaici bizantini e degli elementi strutturali del mercato che ricordano il trattamento traforato di alcune facciate dei palazzi veneziane, significa segnare l’appartenenza ad un ambito culturale.
Il progetto è costruito intorno all’idea che piazza Barche, come tratto di un sistema insediativo legato al rapporto tra laguna e terraferma, deve essere uno spazio urbano orientato e aperto verso l’ambito territoriale specifico a cui appartiene.
IL PROGETTO
Il ridisegno dell’asta piazza Barche-piazza XXVI Ottobre tiene conto della sua divisione in due ambiti: uno più urbano, nella parte a ridosso del centro, ed un altro, più ampio, destinato al mercato bisettimanale.
Il primo riguarda la riqualificazione di piazza XXVII Ottobre e la realizzazione dell’edificio del mercato coperto previsto nell’area attualmente interessata dalla viabilità. Si tratta di una sorta di edificio-ponte modellato per connettere i diversi spazi sia in senso longitudinale che trasversale. Il volume in parte è scavato per consentire il passaggio della viabilità principale e gli accessi alle aree di servizio del mercato, in parte è sagomato per ricavare una serie di sale polifunzionali e uno spazio gradonato all’aperto che connette la quota della copertura con piazza Barche.
Piazza Barche viene trasformata in uno spazio pedonale continuo sino alla testata del Canal Salso e connesso a piazza XXVII Ottobre dal volume dell’edificio-ponte precedentemente descritto. Lo spazio è caratterizzato dal disegno della pavimentazione e da un articolato sistema di fontane e di vegetazione sviluppato in senso longitudinale. La scelta dei materiali e la disposizione degli elementi consentono lo svolgimento del mercato settimanale.
Le rive del Canal Salso, vengono riqualificate e rese percorribili in modo da collegare pedonalmente piazza Barche alla zona attrezzata di via Torino e al parco di S. Giuliano. Una darsena nel Parco Altobello renderà nuovamente possibile il collegamento via acqua, con mezzi pubblici - piccoli vaporetti - tra Venezia e Mestre. La sistemazione della Piazza Barche e il percorso ciclo pedonale di collegamento con la stazione ferroviaria, previsto nel progetto di recupero per l’area di Altobello, trasforma questo luogo in una delle possibili porte della parco della laguna. Questo diventa il punto d’accesso alla laguna più prossimo alla città di Mestre, da dove partire per svolgere itinerari turistici in bicicletta o in barca.
Via Poerio viene trasformata in una strada a traffico limitato e la riapertura di Rio delle Muneghe. Il progetto prevede la trasformazione dell’area in una sorta di riviera con, da un lato, con un percorso pedonale alberato lungo il canale e, dall’altro, le corsie per la circolazione del tram e dei mezzi di servizio.
Piazza XXVII Ottobre, il Mercato coperto e la stazione intermodale
La scelta di collocare il mercato in un vero e proprio edificio riprende sì il modello dei mercati coperti ottocentesci ma è anche legato alla volontà di inserire, insieme alla stazione del tram e alle sale musica, un elemento attrattivo urbano forte.
La previsione di spostare il mercato quotidiano è stata colta come occasione per disegnare a dare un nuovo significato allo spazio di piazza XXVII Ottobre. Essa diventa un ambito urbano raccolto e misurato, delimitato dalla pensilina della nuova stazione dei mezzi di trasporto urbano e dalla grande halle del mercato coperto. La piazza leggermente incassata rievoca l’impronta del Canal Salso; la collocazione del mercato in questo luogo riprende la vocazione storica dell’area come luogo commerciale di scambio. La pavimentazione della piazza è pensata come una sorta di grande mosaico in cemento e vetro, che continua anche dentro l’edificio del mercato.
Il mercato quotidiano è collocato in un unico grande manufatto, molto permeabile dall’esterno e definito solamente dalla grande copertura praticabile, uno spazio pubblico in quota che pone in continuità piazza XXVII Ottobre e piazza Barche, diventando una sorta di ponte abitato, secondo il modello del ponte di Rialto.
Il volume è modellato per definire verso piazza XXVII Ottobre un fronte urbano che di giorno da accesso al mercato e di sera fa da fondale allo spazio.
Lo stesso volume verso piazza Barche si abbassa progressivamente con una gradonata, al di sotto della quale sono stati ricavati degli spazi polifunzionali, legati ad attività di svago e spettacolo. Un sistema di rampe e di scale consente la continuità dell’attraversamento pedonale longitudinale e trasversale dalla piazza XXVII Ottobre sino a piazza Barche, in quota rispetto alla viabilità.
Il collegamento viario tra Corso del Popolo e via Colombo passa sotto al ponte abitato attraverso un grande foro che lascia percepire la continuità urbana e che da accesso anche agli spazi di carico scarico del mercato. Il nodo viabilistico di fatto è uno spazio di relazione che organizza non solo la circolazione principale e quella di servizio, ma anche gli attraversamenti pedonali e gli accessi alla biglietteria e al foyer delle sale per spettacoli.
La struttura dell’edificio, una sequenza di portali costituiti da pilastri e travi reticolari a maglia irregolare e ad altezza variabile che consente di superare grandi luci senza appoggi intermedi, caratterizza sia lo spazio interno che il disegno dei prospetti longitudinali. Nello spessore di alcune travi sono stati ricavati degli spazi abitabili (bar e patii aperti verso l’alto) che appaiono come “appesi” alla copertura e affacciati verso lo spazio del mercato. Nella cavità dei pilastri di sostegno sono state posizionate tutte le risalite, che possono funzionare anche in maniera indipendente dall’apertura del mercato. Alcuni pilastri funzionano come dei grandi vasi aperti in alto che consentono la crescita di piante rampicanti che ricoprono la struttura reticolare, trasformandola in parete verde.
I portali definiscono un fronte completamente aperto verso piazza XXVII Ottobre, schermato di sera da una chiusura scorrevole realizzata in rete metallica morbida come una tenda che lascia filtrare la luce e intravedere la struttura del mercato.
I prospetti laterali sono caratterizzati dall’appoggio a terra dei grandi portali strutturali, che lasciano delle parti completamente aperte, trasformando il mercato, soprattutto nel lato sud, in una grande piazza coperta. I tamponamenti serali sono realizzati con pannelli metallici variamente traforati a creare un motivo decorativo trasparente che di sera si può illuminare.
Di notte il mercato diventa una scatola luminosa che arreda la piazza e le strade limitrofe.
Piazza Barche
Il disegno pavimentale della piazza, che si sussegue tra il Salso e il Marzenego verso il centro cittadino, è determinato da una serie di linee principali che si snodano ad enfatizzare lo sviluppo longitudinale dello spazio. Una trama secondaria è data da una serie di linee trasversali che evocano prospetticamente uno scavo, a memoria del preesistente canale.
L’intera piazza è disegnata in modo tale che la percezione sia quella di un segno longitudinale, senza elementi fisici che si dispongono trasversalmente. É uno spazio fluido non omogeneo, che interagisce con le percezioni sensoriali: il suono dell’acqua, i segni luminosi, l’odore delle essenze, lo sguardo ingannato dal gioco dei segni. Non è uno spazio statico, si lega agli spostamenti e risponde alle richieste di trasformabilità nell’uso senza perdere la sua connotazione. La disposizione delle bancarelle del mercato bisettimanale segue le linee della pavimentazione. Si inclinano e si adattano alle situazioni via via diverse che incontrano, per creare ambiti di dilatazione e compressione, di accoglienza e di immisione, di attesa e di spostamento. La disposizione delle bancarelle tiene conto sia degli elementi che caratterizzano lo spazio che delle relazioni contestuali.
Acqua, luce ed ombra sono gli elementi con i quali si è configurato uno spazio urbano mutevole che può variare durante il giorno, la sera e la settimana.
Una successione di spazi acquei misurano e ritmano l’attraversamento longitudinale della piazza.. La memoria dell’acqua del canale è evocata artificialmente con svariati dispositivi: superfici bagnate, muri d'acqua illuminati, labirinti, vaporizzatori, colonne d'acqua luminose.
La presenza dell’acqua modifica continuamente la percezione dello spazio: può apparire o sparire, allagare intere porzioni di piazza, formare delle ‘stanze d’acqua’ di altezza variabile, deviare il percorso, formare vasche, bagnare superfici che riflettono lo spazio. È un elemento lineare e scultoreo, sonoro e luminoso.
Un lieve strato d’acqua si costituisce durante i giorni in cui non c’è il mercato trasformando lo spazio in una piazza d’acqua. .
Un sistema di vegetazione rampicante sostenuto da una leggera struttura reticolare, poggiata su lievi pilastri metallici, costituisce, la “linea dell’ombra” della nuova piazza Barche, dove anche nelle più calde ore estive si potrà tranquillamente passeggiare e sostare, dalla quale il levare ed il calare del sole sarà proiettato sui tracciati della pavimentazione.
Via Poerio/Rio delle Muneghe
La parziale riapertura del Rio delle Muneghe lungo un tratto di via Poerio completerà l’intento di riportare, in modo significativo, l’acqua nel cuore di Mestre. Il nuovo Giardino sull’acqua progettato nell’area dove attualmente si svolge il mercato quotidiano, segna il luogo della confluenza tra il Marzenego e il rio delle Muneghe valorizzandone le rive.
Via Poerio, ridisegnata dalla presenza del tram e dalla riapertura del canale si trasforma in una vera e propria riviera. Nel lato verso il centro storico è stata ricavata una passeggiata pedonale alberata, nell’altro lato sono state ricavate le corsie per la circolazione del tram e dei mezzi pubblici. L’intera sezione della via è pensata per essere pavimentata con un’unica pavimentazione in pietra, che disegna lo spazio in maniera unitaria.
Canal Salso
La riqualificazione delle rive del Canal Salso - scavato dai Veneziani nel 1361 per consentire un migliore collegamento tra Venezia e la terraferma - avviene attraverso la definizione di percorsi ciclabili e pedonali verso il Parco di S. Giuliano e l’area di Altobello, la razionalizzazione degli ormeggi con il progetto di un pontile continuo, il parziale risezionamento della testata sulla piazza - che consentirà l’arrivo e l’attracco di house-boat.
La nuova testata del Canal Salso è posta in continuità con il disegno della pavimentazione di piazza Barche, al fine diminuire la percezione della separazione netta tra i due elementi. La parte di piazza immediatamente a ridosso del canale è leggermente ribassata e quando le fontane sono accese, si allaga, quasi fosse il prolungamento del canale. Un dispositivo costituito dalla chiusa e dalla passerella aerea fa percepire la superficie della piazza in continuità con il Canal Salso.
COMPETITION FOR THE REDEDISGN OF CITY CENTRE_first prize
urban design | square | restyling | open space | landscape
Fontanelle (Treviso)
2005
with Dario Colmellere, Francesca Toppazzini
INTERNATIONAL COMPETITION FOR THE SEAFRONT OF ROME_1st prize
seafront | urban renewal | landscape | infrastructure | master plan | brand identity
with LP studio (F. Lambertucci and P. Posocco architects)
Roma Ostia
2004
TWO STAGES COMPETITION FOT THE REDESIGN OF VIA MORANDI_2nd prize
urban renewal | parkway | redesign | infrastructure | bike lane | skate park | landscape
Reggio Emilia
2005
with Luca Baroni agronomist (consultant), Francesca Toppazzini e Monica Martini (collaborators)
Il progetto prevede la trasformazione dell’ambito oggetto del concorso in un grande parco che avvolge l’infrastruttura viaria esistente. La strada, immersa in un nuovo paesaggio naturale che manda in secondo piano gli ambiti edificati, assume il carattere di una vera e propria parkway. L’intervento si concentra nel disegno dello spazio attorno alla strada, riorganizza la percorribilità ciclo-pedonale e pone in continuità aree attualmente separate dalle infrastrutture.
Il parco, pensato come elemento di connessione tra centro storico e quadrante nord della città, è disegnato in modo unitario dalla rotonda d’ingresso all’autostrada sino al Parco dei teatri che dà accesso al centro storico ed è disegnato da tre elementi strutturanti, il parco percorso, la trama verde e le colline artificiali, sistemi morfologici autonomi che si intrecciano nell’area dando forma al disegno unitario.
Il parco percorso è un percorso ciclo-pedonale continuo, che percorre longitudinalmente il parco e che collega le diverse funzioni presenti lungo la strada. Esso attraversa in maniera sinuosa il nuovo paesaggio, quasi fosse il letto di un fiume che nel tempo ha corroso il suolo, ponendo in relazione l’ambito di progetto con la città storica. È un percorso protetto dal traffico della strada che si estende privo di barriere architettoniche ed interruzioni. Il tracciato sinuoso disegna aree con ampiezza e spessore diverso che costituiscono delle zone attrezzate per la sosta e per il gioco. È pavimentato con una resina che consente lo svolgimento di diverse attività, colorata di giallo per evidenziarne la natura di spazio ludico artificiale in contrasto con le aree naturali.
La sua sezione è variabile e modellata per consentire non solo la percorrenza a piedi o in bicicletta, ma anche con i pattini e con lo skate board. Non sono presenti elementi di discontinuità quali cordoli, gradini, differenze di quota e gli elementi di arredo quali sedute, fontane, giochi per bambini, non sono elementi “altri” appoggiati al suolo ma sono ricavati modellando la sezione stessa.
La trama verde delinea un paesaggio vegetale che contribuisce in modo determinante alla percezione unitaria del parco. Il parco percorso viene accompagnato da linee di vegetazione riparia, che suggeriscono, per le forme e gli ambienti da cui derivano, senso di movimento.
è composta unicamente da specie arboree ed arbustive autoctone tipiche degli ambienti ripari della pianura Padana, caratterizzate da rapidità di crescita, elevata rusticità ed adattabilità a condizioni pedoclimatiche difficili. Le specie scelte si prestano perfettamente a tecniche di impianto di tipo “forestale”, che presentano numerosi vantaggi sia economici che tecnici. Bassissimo costo della materia prima vegetale, che potrà essere prodotta in zona e quindi già perfettamente adattate a clima e suolo locale (anche su ordinazione diretta, in due-tre anni). Impianto meccanizzabile ed economico. Certa riuscita degli impianti. Realizzazione immediata di grandi coperture verdi, senza quindi dover attendere i lustri delle piante “a pronto effetto”. Grande flessibilità nei tempi di realizzazione, che potranno anche essere suddivisi in lotti, senza che si abbia una perdita di qualità paesaggistica nell’ambito delle singole parti.
Le colline artificiali, modellate per disegnare ambiti più protetti dal rumore, si configurano sostanzialmente come dei rilievi, delle colline artificiali poste tra le strada e le parti edificate.
Le colline artificiali sono disegnate da movimenti di terra più o meno accentuati a seconda delle zone che caratterizzano tutte le aree verdi del parco. La modellazione del terreno definisce ambiti accessibili a quote differenti e collegate al parco percorso, raggiungendo al massimo la quota del cavalcavia. Le differenze di quota, seppur lievi, introdotte dalle colline artificiali nel paesaggio a linee orrizzontale della pianura padana, tracciano un segno leggibile anche a distanza che contribuisce sempre alla percezione unitaria del parco.
La modellazione segue delle linee che generano forme geometriche variamente articolate, ricoperte da un ricco manto erboso di prato polifitico che sfalciato in maniera discontinua crea un paesaggio mutevole.
COMPETITION FOR LANDSCAPE DESIGN AND SPORT FACILITIES_first prize
landscape | park | sport facilities | large scale | parking | mountain
Lago di Santa Croce (Belluno)
2001
The morphology of the place, given by the contour lines, very close each other in the ripid Poiatte side and more rarefied in Farra, produces places facing the lake in different ways. The design underlines the specific features of the place, giving emphasys to the different physical, climatical and functional landscapes that creates different lakes in the four seasons. The project drawn a fixed structure, a skeleton at landscape’s scale, that gives order to all intervention and that is inserted into the place as a kind of geographic sign. Some walls follow the contour lines and limits some terraces. Inside the walls there are the fixed functional spaces (changing rooms, toilets, stores, etc), on the terraces there are the open spaces (parkings, playgrounds, etc.). One only material is used for the walls and the fixed parts, concrete, while the temporary infrastructure are made by wood.
HOUSING AND SHOPS IN THE EXTENDED AND RENEWED FORMER HOTEL MONTELLIANO
urban design | renovation | square | sustainability | housing estate |
Volpago del Montello (Tv)
2006-2017
TWO STAGES COMPETITION FOR A SERVICE CENTRE _ selected project
work spaces | green cover | sustainability
MERANO
2007
TWO STAGES COMPETITION FOR RENEWAL OF AN OPEN SPACE IN THE PLACE OF A FORMER CINEMA _3nd prize
urban renewal | garden | landscape | natural stone | corten |
Servola Trieste
2004
Servola, rappresenta uno dei più tipici villaggi della vecchia Trieste, da sempre amata dai triestini per il suo ambiente agreste, per le sue casette con ameni pergolati, per le sue trattorie accoglienti, per il suo mare e per il suo pane fresco le pancogole o breschizze. Sito su di un colle, offre ancora oggi da alcuni punti una delle più belle prospettive dei dintorni della città di Trieste. La collina su cui sorge unisce le sue falde a due opposte catene di monti, una che si dilunga nel vallone di Muggia, l'altra un po' più elevato che va a congiungersi con le aride giogaie del Carso. In mezzo e di fronte al paese si insinua il mare.
Nel rione prevale un'architettura rustica tipica per gli inizi dell'ottocento sviluppata intorno a silenziosi cortili; le facciate hanno spesso un colore marrone-giallastro, risultante dalla ossidazione del ferro contenuto nella pietra locale molto usata per tutti gli elementi di finitura degli edifici.
Inserire una trama vegetale nel fitto tessuto urbano dell’abitato di Servola può significare creare una continuità, per lo meno “evocativa”, con il caratteristico e vasto paesaggio naturale circostante, trascinando un lembo della natura di questi luoghi sospesi tra terra e mare dentro al centro cittadino.
Per dimensioni e contesto, l’area verde è stata pensata come ad una sorta di parco-cortile, cioè ad uno spazio verde che ha la dimensione sociale di un cortile, luogo privilegiato di aggregazione di quartiere, come forse era l’ex cinema che vi sorgeva.
Il progetto sostanzialmente conferma l’attuale suddivisione dell’area in tre spazi comunicanti fra loro, caratterizzandoli come cortili differenti per tipologia di fruizione e peculiarità vegetazionali. La struttura a cortili è rafforzata da un elemento continuo, una sorta di pergola stilizzata più o meno trasparente che contiene alcune parti attrezzate (chiosco bar, servizi igienici, aula multiuso, laboratorio didattico, forno), e i percorsi che collegano gli spazi.
Tale elemento disegna una sorta di sentiero coperto che, collegando le diverse quote del terreno, attraversa il parco e lo aggancia agli altri spazi di aggregazione del paese, ponendo in sequenza i numerosi cortili interni, le piccole strade e le piazzette che connessi tra loro disegnano uno spazio pubblico poroso tra le case densamente edificate. In questo modo, il parco, pur trovandosi chiuso e circondato dalle case proprio come un cortile interno, si apre verso l’abitato. In tal senso il progetto suggerisce, ove possibile, l’apertura di nuove finestre e ingressi alle case affacciate verso parco, proprio come se fosse una piazza.
Nella definizione delle caratteristiche dei diversi ambiti del parco si è pensato non solo al raggiungimento di canoni estetici ed ornamentali, ma anche alla strutturazione di spazi sani e protetti, didattici e ludici, utili anche a potenziare l’apprendimento degli elementi naturali. Uno spazio divertente e complesso per svolgere diverse attività all’aria aperta che consentano ad esempio lo sviluppo sensoriale, l’apprendimento e la conoscenza di un ambiente naturale e di elementi tipici dei micropaesaggi limitrofi.
L’ambito definito “giardino di pietra”, è uno spazio alberato pavimentato con pietra locale a spacco con inserite alcune piante arbustive che segna l’ingresso principale e si pone in continuità con le aree pavimentate esterne al parco. Vi si affaccia un tratto di pergola attrezzata ad uso chiosco – bar che suggerisce un uso più urbano dello spazio.
L’ambito definito “orto-giardino” è una sorta di chiostro verde delimitato dalla pergola e dal volume della torre scenica dell’ex cinema, nel progetto conservato e interpretato come spazio ludico per i bambini. Al di sotto della pergola sono stati ricavati nel muro di sassi esistente due forni, che potrebbero essere utilizzati per fare il pane in occasione di una festa dedicata al famoso del pane di Servola.
L’ambito definito “giardino carsico”, disegnato da muri di sassi e vegetazione arborea frugale e poco esigente che ripropone l’ambiente spontaneo tipico dei boschetti collinari. Lo spazio è suddiviso in due luoghi: uno dedicato alla natura e alla tranquillità e uno dedicato alle attività organizzate di quartiere (area delle feste e orto didattico per i bambini della scuola).
I materiali utilizzati per disegnare il parco sono in parte stati suggeriti da alcuni elementi presenti nell’area, affascinanti resti dell’uso di questo spazio.
In particolare il volume che ospitava la scena dell’ex cinema c’è subito apparso come una presenza singolare, una scatola che contiene una suggestiva cavità colorata data dai diversi frammenti di muri sbiaditi che quasi sembrano acquarellati e da resti di tralicci metallici. Il progetto conserva e trasforma questa presenza in una sorta di volume verde rivestito da piante rampicanti aggrappate ad una struttura metallica che disegna astratte forme vegetali sui muri esterni e una tenda vegetale sul bocca scena. All’interno lo spazio è allestito come una cavità ludica per il gioco dei bambini mentre nella copertura viene ricavata una terrazza panoramica che recupera la vista verso il mare.
La forte presenza di alti muri ciechi che delimitano il parco ha suggerito un trattamento a verde dei muri perimetrali, per cercare di eliminare la sensazione di essere in uno spazio ritagliato tra le case e chiuso da confini. Le pareti sono state trasformate in muri fioriti per dare la sensazione che il parco stesso si pieghi in verticale lungo i suoi muri, allontanando i limiti.
Gli elementi di arredo del parco non sono stati aggiunti come corpi estranei ma sono stati integrati e contenuti nel disegno generale del parco. Le sedute sono state ricavate nei muri di pietra che disegnano alcuni ambiti del parco, mentre l’illuminazione principale è contenuta nella struttura metallica traforata al fine di illuminare il percorso principale e lasciare maggiormente in ombra le zone più naturali del parco.
La scelta di richiamare gli odori e le forme del territorio limitrofo porta ad inserire alcune specie tipiche dell’ambiente carsico e costiero triestino, autoctone, formazioni vegetali frugali e resistenti nei confronti di esigenze climatiche e che danno al parco un aspetto spontaneo .
L’impiego di queste specie arboree ed arbustive che col tempo instaurano dinamismi ambientali spontanei, consentono la riduzione dei costi di manutenzione del parco; ad esempio l’approvvigionamento idrico sostanzialmente è dato dalle precipitazioni meteoriche stagionali. Tale impostazione tiene conto anche dei criteri di sostenibilità ambientale poiché, accettando le forme stagionali che la natura assume nei diversi periodi dell’anno, significa un minor uso di risorse ambientali ed economiche,
Creare uno spazio circoscritto naturale (il parco) ubicato vicino a casa (il cortile), collegato a sentieri didattici o ad ambiti extraurbani facilmente visitabili appena fuori dalla città consente altresì di far conoscere le dinamiche ambientali e far familiarizzare con la natura e il territorio.
TWO HOUSING AND SHOPS BUILDINGS
social housing | colors | roof | shops
Dosson (Treviso)
2002-2004
with arch. Elena Olivo; ing. Raffaele fuser - 3 erre ingegneria srl (structures engineering); ing. Stefano Melato (plant engineering)
This housing complex is the result of a process began in 1998 with a Design Competition for a new residential district. The winner team designed first the urban plan of the area and then some housing buildings. The two buildings shown here mark the access to the new district from the city centre. Their plans are shaped as a “Z”, a kind of open block. A street cuts the Z-volume into two buildings, giving shape to their distinctive outlines with acute angle. The configuration of volumes gives also shape to the open space facing it. Thanks to the zig-zag geometry of the plan there are multiple orientations of apartments and several dwelling’s types. Because of the configuration of plan and section, the facades are different each other: the buildings change going around them. The main facades are different: the ones towards the public space are marked by windows and lodges grouped together along horizontal lines; the back sides present large openings at different height. Colors, thickness of coverings and walls, folds of perimetral wall draw the facade layout. Shape and colors lend the building a special identity, while the gently sloping roof and the openings cut into the volume lend the house a sculptural quality. Particurarly important is the top of buildings. The top outline is not horizontal, but it follows the different heights. On the lower side the ledge is shaped as a wing hiddening the rain. Very simple details, particular shape of volume, colors and multiplicity of dwelling types are the tools used to give quality to a building built by means of very common materials and technics and of the low budget of social housing.
Photographers: Francesco Castagna, Colin Dutton, Matteo Sartori
INTERIOR DESIGN OF A DENTAL SURGERY
interior design | custom furniture | colors | surgery | fuctional organization | spatial identity | brand identity
Dosson (Treviso)
2004
For their new surgery, two dentists choose the space of a big shop, located at the ground floor of a three-storeys building and facing a small plaza. The idea was to design a surgery with a large and lightly customers area, marked by a friendly atmosphere, in order to contrast the coldness of clinical area and to make it psychologically confortable the passing from the outdoor space to the surgery zone. Vivid colors, curved walls and transparency are the tools used to design such a space. Colors are used in strict connection with architecture: they underline the different shapes of curved walls or, on the contrary, destroy the homogeneity of some spaces. This last is the case of the long inner corridor. In order to change the perception of it as a kind of dark tunnel, it is deconstructed into a sequence of colored panels, made out of plasterboard walls and of sliding doors (yellow, dark-blue and very pale-blue). The yellow panels are located in the darkest side of corridor and the tonal quality is accentuated by the effect of artificial lighting. All the spaces experienced before the access to the surgery’s studios are painted by vivid or neutral colors: yellow, dark-blue, pale-blue, warm light-grey. A contrast between sharp and smooth finishing of surfaces of the same color adds a tactile perception of space. The abstractness of colored wall contrasts with the strong vein of the wood used for the reception’s furniture and sliding doors. Customers service area is separated from the clinical area by a glass wall with large lettering, marking the access to it. There is a contrast between the colored transit and waiting area and the white bright walls of studios. Into clinical rooms a neutral-white tone with pale-blue highlights creates an aseptic atmosphere, interrupted here and there by large abstract signs, painted with the dominant colors of building (warm yellow and dark blue). All spaces of the building are open spaces, connected each other, at least visually, by means of openings and glass planes, both transparent and opaline. Walking through the spaces it is possible to see people working. Only clinical rooms, when custumers are in, are completely colosed. The doctors’ private office furniture is designed together with space and colors. Here the tones of dull blue dominate, contrasting with the warm vein of wooden elements.
Photographer: Francesco Castagna
INTERIOR DESIGN OF KPMG HEADQUARTER
interior design | custom furniture | restyling | colors | offices | work spaces | spatial identity
Treviso
2001-2002
The project concerns the organisation of the inner spaces and the furnishing of the new Treviso offices of KPMG (c. 400sqm). The key part to the project is the reception/conference room/library nucleus, where the most public and representative activities of the company take place. The reception/secretarial area is conceived as a single open space, in which a large curving partition separates the operative areas of the two secretaries from the entrance and the waiting area. This wall, a great egg of sorts, perfectly smooth on the outside, conceals, on its inside, the work area. Two slits allow the secretaries to check who enters and for these to glimpse the operative area. A blue wall (the colour of the company logo) acts as a background to the entrance area and at the same time acts as “facade” to the main rooms (library, conference room, partners’ offices). Blue returns in all the main environments, whilea second primary colour, red, signals the large conference room and the garden terrace. The colour is used to “deconstruct” the geometry of the spaces, introducing large coloured backgrounds with an explicit reference to minimalism. The few colours used in all the offices (blue, red, grey) are employed in contrasting qualities (saturated to a greater or lesser degree) and on a variety of different surfaces (rough or smooth), on walls, and made to order furniture.
Photographer: Francesco Castagna
RENOVATION OF A SPACE AS YOGA CENTRE
interior design | custom furniture | colors | fuctional organization | restyling | spatial identity | brand identity
with Silvia Serra
PORDENONE
2011
Il progetto consiste nella trasformazione di uno spazio commerciale in centro yoga.
La forma degli spazi, dominati da linee curve e spezzate, la scelta e la disposizione dei colori, i materiali e le luci contribuiscono a dar forma a spazi fluidi. Il contrasto cromatico è forte tra la zona dell'ingresso, con la reception e l'area relax, e l'interno delle due sale per la pratica dello yoga, dominate da un bianco assoluto.
I materiali "poveri" degli arredi e la scelta dei corpi illuminanti consentono soluzioni autocostruite e danno un aspetto materico e domestico ai locali.